George Maciunas- Onaggio a Olivetti
Le origini
Il movimento Fluxus sorge tra il 1961 e il 1962. Il nome – Fluxus è un termine latino che significa flusso, quindi sta ad indicare un fenomeno in continuo mutamento, che non ha forma né luogo – fu dato dall’artista lituano George Maciunas (1931-1978). I primi eventi Fluxus furono organizzati a Wiesbaden, in Germania e a New York, nel 1961, in occasione del concerto sperimentale Musica antica et nova promosso da George Maciunas. Poi Fluxus conosce una diffusione planetaria, dall’America all’Europa, dal Giappone alla Corea. Si diffonde presto anche in Francia, Italia e Gran Bretagna. Il termine Fluxus viene coniato per rappresentare un progetto mirato alla fusione di tutte le arti, rispettando comunque le specifiche di queste. I due numi tutelari di Fluxus sono Marcel Duchamp e John Cage. Storicamente possiamo considerare riferimenti di Fluxus il dadaismo e la poetica del ready made.
Inizialmente nasce da concerti sperimentali portando avanti la corrente internazionale che vedeva l’arte come “evento”. Successivamente fu organizzato anche il festival “Fluxorum fluxus” allestito alla Kunstakadenie di Dusseldorf il 2 Febbraio del 1963 al quale parteciparono: George Maciunas, Nam June Paik, Emmet Williams, Dick Higgins, Wolf Volstell, Daniel Spoerri, John Cage, Yoko Ono e Silvano Busotti. Nel 1964 uscì il primo numero della rivista “CCV tre”, organo ufficiale del gruppo diretto da George Maciunas e George Brecht. Nel 1991 ci fu una grande mostra a Venezia intitolata “Ubi fluxus ibi motus”.
Nella fase iniziale di questo movimento si possono riconoscere numerosi eventi strettamente correlati, quali gli Happenings (primi tentativi di fusione tra le diverse forme espressive), l’insegnamento liberatorio della musica sperimentale di J. Cage e la lezione di Dada (in particolare di Duchamp). Fluxus non è mai stato un gruppo unificato né ha avuto manifesti programmatici, ma ha rappresentato un insieme di individui, di artisti, che hanno partecipato attivamente al movimento portando avanti le loro personali sperimentazioni. Se si parla di Fluxus come movimento, si deve subito chiarire che non lo si deve intendere come movimento d’avanguardia, provvisto cioè di un certo numero di principi e di un vero e proprio programma. Dell’avanguardia non ha più quella fiducia in un’utopia unificante, nel progresso scientifico e storico che sono ancora dell’Action Painting, del New-Dada, della Pop-Art o del Nouveau realism. FLUXUS si è mosso e si muove piuttosto come un fronte mobile di individui e non come un gruppo codificato di addetti ai lavoro. Se in questo fronte confluiscono senza pregiudizi le esperienze delle avanguardie precedenti, si vogliono però abolire per quanto possibile i confini residui fra le varie discipline artistiche, fra artista e pubblico, fra arte e vita .”L’artista non deve fare della sua arte una professione”, aveva dichiarato Maciunas.. L’arte deve essere divertente, occuparsi di tutto ed essere accessibile a tutti, sosteneva Maciunas. “Tutto è arte e tutti possono farne. L’arte deve occuparsi di cose insignificanti, deve essere divertente, accessibile a tutti”. I fluxers rifiutano qualsiasi definizione di Fluxus che la ingabbi in schemi preconcetti. Emmet Williams afferma che FLUXUS non è stato ancora inventato; Philip Corner sostiene che meno ne sappiamo meglio è; Ben Patterson osserva che se vi è un bel po’ di gente che dice di sapere di che cosa si tratta, ovviamente si sbaglia. Se infine Alison Knowles afferma che non è ancora matura per rispondere alla domanda, Eric Andersen non ha dubbi sul fatto che FLUXUS non vuol dire niente.
Oltre ad un movimento artistico espressivo, Fluxus può essere definito un atteggiamento nei confronti della vita, un tentativo di eliminare la linea di divisione tra esistenza e creazione artistica. Rifacendosi all’happening americano, Fluxus teorizza un modo di fare arte che è un fluire ininterrotto di situazioni, percezioni e molteplici esperienze estetiche e sperimentali. La caratteristica di Fluxus è l’intedisciplinarietà dei suoi eventi, che al suo interno possono contenere e inglobare svariate correnti artistiche, come per esempio la musica sperimentale, il noveau realism, la videoart, l’arte povera, il minimalismo e l’arte concettuale. Gli artisti di Fluxus esprimono la casualità e la quotidianità delle cose: essi infatti non si basano sullo studio di oggetti privilegiati o sacri ma rappresentano l’arte attraverso un concetto ludico, abbandonando i valori estetici (in reazione all’Espressionismo astratto) per concentrarsi su Humor e Non-sense.
Tra i maggiori rappresentanti Allan Kaprow, Robert Raushemberg, John Cage, George Maciunas, Christo, Daniel Spoerri, Nam June Paik, Joseph Beyus, Yoko Ono, Wolf Vostell, Giuseppe Chiari.
Il Projectivism dei poeti del Black Mountain College
Fluxus si intreccia idealmente al percorso artistico iniziato dal movimento degli happenings del Black Mountain College. Al suo interno troviamo molteplici movimenti quali la videoart, la body art e la performance. All’interno del Black Mountain College si sviluppa anche la corrente poetica del Projectivism Nel 1950, Charles Olson pubblica il proprio studio Projective Verse. In questo, egli definisce una forma di poesia di composizione in “campi aperti” in sostituzione della classica forma poetica chiusa, proponendo uno stile di improvvisazione che dovrebbe riflettere esattamente il contenuto del poema. Questa forma è stata basata sulla linea, e ogni linea è stata definita come unità di respirazione e di espressione. Il contenuto è stato concepito come “one perception immediately and directly (leading) to a further perception” (“una percezione che immediatamente e direttamente guida a una percezione più profonda”). Questo studio rappresenta in un certo senso un manifesto per i poeti Black Mountain. Oltre a Olson, i poeti più vicini al movimento Black Mountain possono essere identificati in Larry Eigner, Robert Duncan, Ed Dorn, Paul Blackburn, Hilda Morley, John Wieners, Joel Oppenheimer, Denise Levertov, Jonathan Williams e Robert Creeley.
Fluxus in Germania
Negli anni ’70 e ’80, vennero a Berlino parecchi artisti (Artisti tedeschi come Tomas Schmit, Ludwig Gosewitz e il mail artist Robert Rehfeldt, che aveva portato avanti la sua stretta appartenenza con Fluxus, vi erano anche artisti appartenenti al circolo di Fluxus. Alcuni, come Robert Filliou, George Brecht, Daniel Spoerri, Takako Saito, Robin Page, Emmett Williams, Joe Jones, Ben Patterson e Al Hansen, si stabilirono in Germania per un lungo periodo. Altri, come Ben Vautier e Alison Knowles) per un breve soggiorno, grazie ad una borsa di studio concessa dal Berliner Künstlerprogramm del DAAD (Deutscher Akademischer Austauschdienst/Programma di Scambio Accademico Tedesco). Gli artisti di Fluxus, e quelli che si erano affiliati ad un certo punto della loro carriera al circolo, avevano insegnato nelle scuole d’arte tedesche: per esempio, Joseph Beuys, Dieter Roth e Nam June Paik di Düsseldorf, Daniel Spoerri, Robin Page e Ludwig Gosewitz a Monaco, Gerhard Rühm, Robert Filliou, Al Hansen e Henning Christiansen di Amburgo ed Emmett Williams di Berlino. Fanno parte del gruppo di Fluxus anche collezionisti, mecenati delle arti, editori, musei e gallerie che sostennero, seguirono da vicino e documentarono varie attività artistiche. Hanns Sohm aveva riunito nel suo archivio, che si trova ora nella Staatsgalerie Stuttgart, una delle collezioni più complete in Germania che documentavano l’Arte di Azione e Interdisciplinare. L’esibizione Fluxus in Germania dal 1962 al 1994, fu anche mostrata a Vilna, in Lituania, come tributo al lituano George Maciunas. L’esibizione include opere originali che fanno parte del primo periodo in cui era nato Fluxus e opere più tardive di artisti che avevano vissuto e lavorato in Germania o dove vivono tutt’oggi, oltre a materiale documentale, fotografie, inviti, manifesti, libri e cataloghi. La pubblicazione che accompagna l’esibizione tratta i diversi aspetti di Fluxus e la sua accettazione in Germania. L’inclusione di un filmato e di registrazioni sonore nell’esibizione permette allo spettatore di incontrare e scoprire ulteriori aspetti di Fluxus e quindi di farsi un’idea delle azioni, degli eventi del passato, nello spirito di John Cage. Il proprietario della galleria Jean-Pierre Wilhelm di Düsseldorf, il compositore Karlheinz Stockhausen e gli artisti Nam June Paik Mary Bauermeister, Haro Lauhus e Wolf Vostell di Colonia, Daniel Spoerri ed Emmet Williams di Darmstadt e Arthur Köpcke di Copenhagen contribuirono notevolmente all’espansione di Fluxus, partecipando intorno al 1960 a diversi concerti, eventi, letture ed esibizioni. Grazie alle loro attività e ai loro amici, in Germania si sviluppò un clima favorevole di sperimenti artistici associati ai movimenti d’avanguardia che risalgono ai primi anni del ventesimo secolo e che sfidarono, per la prima volta dalla fine della guerra, il regno dell’astrazione. Molti contatti stabiliti verso il 1960 costituirono le basi della collaborazione e spesso delle amicizie di lungo periodo tra gli artisti. Nam June Paik incontrò John Cage e compose il pezzo musicale di azione “Omaggio a John Cage”, la cui presentazione alla Galleria 22 Düsseldorf e presso lo studio Mary Bauermeister di Colonia suscitò grande interesse. All’interno della composizione “Originale” di Stockhausen aveva rappresentato il suo pezzo d’azione “Simple”. Paik incontrò Joseph Beuys a Düsseldorf e lavorò insieme a Wolf Vostell a Colonia. Vostell presentò l’esibizione “décollages collages” alla Galerie Haro Lauhus e nel 1962 iniziò a pubblicare la rivista dé-coll/age. Ben Patterson tenne concerti alla Galerie Haro Lauhus e allo studio Vostell e incontrò Robert Filliou a Parigi grazie a Daniel Spoerri. Filliou esibì le sue opere alla galleria Arthur Köpcke di Copenhagen, insieme alle opere di Dieter Roth ed Emmet Williams. Nel 1962, Köpcke incontrò Henning Christiansen. George Maciunas entrò a far parte di questa Rete di contatti e di attività fino a quando nell’inverno del 1960 si trasferì da New York a Wiesbaden per entrare a lavorare nell’Esercito americano e per perseguire, inoltre, i suoi piani di fare concerti e di pubblicare la rivista Fluxus. Grazie a Nam June Paik, Maciunas conobbe i proprietari della galleria, ovvero Jean Pierre Wilhelm e Rolf Jährling, che nel 1962 resero possibili le rappresentazioni di artisti che facevano parte del circolo di Maciunas alla Galerie Parnass a Wuppertal, nel Kammerspiele di Düsseldorf e al Museo Städtisches di Wiesbaden. Tra coloro che si esibirono nei concerti di Wiesbaden, ci furono anche George Maciunas, Nam June Paik, Wolf Vostell, Ben Schmit e Ludwig Gosewitz. La rete di contatti e attività che costituisce il fenomeno Fluxus si consolida soprattutto agli inizi del 1960, così come intorno all’anniversario dei compleanni nel 1972, 1982 e 1992. Si formarono importanti nodi prima a New York e nelle città tedesche di Darmstadt, Düsseldorf, Colonia, Wuppertal, Wiesbaden e Berlino. Si svilupparono forti legami con il Giappone e con Parigi, Amsterdam, Copenhagen, Londra, Stoccolma, Praga e Madrid. Gli artisti viaggiavano spesso tra questi luoghi, e utilizzavano la posta per scambiarsi idee, istruzioni per creare racconti ad effetto, piccoli collage e poemi, indirizzi, e date relative alle rappresentazioni di concerti e azioni. L’insieme degli artisti più o meno legati a Fluxus, indipendentemente dalla loro provenienza di tipo musicale, lingustica, di arte visiva o ballo, superarono le barriere della loro attività artistica. Fu Dick Higgins a coniare il termine Intermedia nel tentativo di caratterizzare le opere relative a Fluxus. In principio, possiamo descrivere Fluxus come l’insieme delle opere che hanno fondamentalmente una funzione intermediaria; la poesia visiva e le immagini poetiche, la musica d’azione, oltre ad Avvenimenti ed Eventi che creano affinità con la musica, la letteratura o l’arte visiva. L’attività di John Cage verso la fine degli anni ’50, sia a New York che in Germania, ebbe un’influenza artistica decisiva. Nelle sue composizioni e conferenze, così come nel suo ruolo di insegnante, Cage estese i confini della musica, orientandola verso il teatro e incoraggiando i suoi studenti a intraprendere gli stessi esperimenti. Nel 1958 la sua partecipazione ai cosiddetti Corsi delle Vacanze (Internationale Ferienkurse für Neue Musik) a Darmstadt e ai concerti che diede lo stesso anno alla radio nella Germania occidentale di Colonia e alla Galerie 22 di Jean-Pierre Wilhelm a Düsseldorf, costituirono punti importanti per l’espansione di Fluxus in Germania. Negli anni successivi, si svilupparono stretti contatti tra il circolo artistico di John Cage a New York e i giovani compositori interdisciplinari e artisti tedeschi. (Questa parte del saggio, dedicata a Fluxus in Germania, è tratta da WikiArtPedia).
Opere
Tv Dè-coll/age di Wolf Vostell (1958).
Wolf Vostell (1932 –1998) è stato una figura chiave delle avanguardie internazionali sviluppatesi a partire dalla fine degli anni cinquanta, inventore dell’Happening in Europa, fondatore della storica rivista Dé-coll/age, artista chiave per gli sviluppi della storia del movimento Fluxus, testa di ponte tra le avanguardie americane e quelle europee. La sua esperienza nel gruppo Fluxus di George Maciunas inizia nel 1962. Nell’ambito di Fluxus sperimenta e mette a punto l’assemblamento di oggetti diversificati nei collages, la separazione di elementi strettamente legati nei dé-coll lage, la manipolazione delle immagini televisive e dei video. L’artista in quest’opera del ’58 deforma e distrugge, in una performance/evento, un assembramento da lui appositamente creato, composto da brandelli di giornale, fotografie, ma anche di televisori accesi che trasmettono immagini. Quindi in quest’opera è importante sia la dimensione materica, sia quella performativa. Lo stesso artista spiega la sua poetica dicendo di voler attuare un’estetica del negativo, dove la distruzione e la deformazione sono il linguaggio sperimentale di un nuovo processo artistico.
Merce by Merce by Paik di Nam June Paik (1978)
Questo video, della durata di trenta minuti, è diviso in due atti. Nel primo il protagonista, il ballerino e coreografo Merce Cunningham balla, e la sua danza è accostata ad immagini che ne rievocano il ritmo (i passi di un neonato, il traffico cittadino). Nella seconda parte Cunningham (con un’abile montaggio di vario materiale di repertorio) è invece accostato al nume tutelare di Fluxus, Marcel Duchamp, come in un tributo all’artista che più di ogni altro ha saputo ispirare tale movimento così articolato. Nel 1965 Nam June Paik aveva utilizzato il primo modello di telecamera portatile della Sony per riprendere il traffico caotico nel giorno della visita di Papa Paolo VI a New York, e per farne un’opera video (Café Gogo, Blecker Street), mostrata la stessa sera al Greenwich Village, opera sancita da molti come il primo video d’arte della storia.Tale opera, nata dalla rappresentazione tipica di un qualsiasi giorno (il traffico di una metropoli) e di un evento storico, era “un vero ready made video”, cioè “un evento-trovato e artisticizzato”. Rappresentava le possibilità del video di: 1. riprendere prima le strade vuote 2. riprendere le strade con il Papa e tutta la gente al seguito = doppia ripresa dello stesso posto. 3. riproporlo la sera agli amici = testimoniare la freschezza del video, della presa diretta della videocamera e della non necessità (che invece ha il cinema) del montaggio, che riduce il cinema a storia. Merce by Merce by Paik è un ottimo esempio di come Fluxus riesce a mettere insieme artisti diversi in una girandola di trasformazioni (dada, danza e videoart) e a farli coesistere e collaborare come in una dimensione comune.
Nam June Paik- Opera
Untitled Event di John Cage, Merce Cunningham, David Tudor, Robert Rauschemberg, Mary Caroline Richards (1952)
Questo evento è universalmente considerato come il precedente storico degli happening e dei concerti Fluxus. Si tenne al Black Mountain College e venne organizzato da Cage: David Tudor si impegnò in una performance al pianoforte mentre Cunningham improvvisò una danza. La poetessa Mary Caroline Richards declamò i suoi versi mentre in tutto l’ambiente circostante erano appesi i “Quadri Bianchi” di Rauschemberg. Durante l’evento furono anche proiettate delle immagini cinematografiche e alcuni attori tra il pubblico improvvisarono alcune battute. L’innovazione maggiore consisteva però nel fatto che il pubblico non fosse posizionato frontalmente rispetto all’evento, ma fosse libero di muoversi nella stanza in mezzo agli artisti e di interagire. Tale evento può essere considerato come la prima opera di arte multimediale, in quanto fece coesistere nel medesimo contesto artistico più linguaggi espressivi permettendo anche l’interattività dei fruitori dell’opera d’arte, che era diventata così aperta e soggetta ad una componente di casualità.
4,33 di John Cage (1952).
Il musicista si siede al pianoforte, e per quattro minuti e trentatre secondi “suona” il silenzio. Rimane concentrato, proprio come fanno i musicisti di musica classica prima di iniziare i concerti, solo che lui non suona lo strumento, ma piuttosto è il mondo esterno dei suoni, aleatorio e casuale, che entra dentro di lui, dentro il suo mondo. Il silenzio diventa musica per la prima volta nella storia, e con esso diventano musica anche i suoni casuali che ci circondano: il rumore di fondo della metropoli, i suoni della natura, la presenza delle altre persone attraverso i respiri impercettibili. E da quel giorno, dopo quella geniale performance d’artista, la musica non fu più la stessa. Attraverso questo passaggio Cage riesce a far scomparire qualsiasi nozione di intenzionalità soggettiva dal suo metodo di lavoro allo stesso tempo riuscendo a far evadere qualsiasi nozione di stabilità dell’opera, emancipando l’esecutore e il momento dell’esecuzione di una composizione dal suo momento compositivo. “L’indeterminatezza di una composizione rispetto alla sua esecuzione” si materializza in pezzi come Imaginary Landscape No.5 (1952), Williams Mix (1953), 45’ For A Speaker (1954), 34.46.776” For A Pianist (1954), 31’57.9864” For A Pianist (1954), 26’1.1499” For A String Player (1955), Speech (1955), 27’10.554” For A Percussionist (1956), Radio Music (1956), Fontana Mix (1958), Concert For Piano and Orchestra (1958), Indeterminacy (1959), Cartridge Music (1960) sicuramente i titoli più emblematici e storici di Cage (a parte naturalmente le Sonatas and Interludes For Prepared Piano (1946-1948) del primo periodo e i Number Pieces (1987-1992) dell’ultimo periodo oltre che il già citato 4’33”). Dopo questi lavori la distinzione tra il momento performativo e il momento compositivo, il ruolo dittatoriale dell’autore/compositore e quello assoggettato dell’esecutore si confondono così come si confonde nel pubblico il compositore stesso, trasformato egli stesso in un componente di questo che ascolta il lavoro per la prima volta ad ogni sua attualizzazione. 4,33 è un pezzo estremo e innovativo allo stesso tempo, provocatorio ed estremamente concettuale; colmo di tutta l’ironia che caratterizzerà il movimento Fluxus.
John Cage
In Memoriam To Adriano Olivetti(1962).
Durante il primo concerto Fluxus a Wiesbaden, George Maciunas esegue il brano musicale che aveva la seguente partitura: “Ogni performer sceglie un numero da un rotolo usato di carta da calcolatrice. Il performer si esibisce ogni volta che il numero compare in una riga. Ogni riga indica un battito di metronomo. Possibili azioni da fare ad ogni apparizione del numero: 1) togliersi o mettersi la bombetta 2) fare suoni con la bocca, labbra, lingua aprire e chiudere ombrelli, etc.”
The Misfits. Thirty years of Fluxus di Lars Movin (1993).
Questo documentario è unopera riassuntiva dei trent’anni di lavoro di Fluxus. Uno straordinario omaggio che vede protagonisti, tra gli altri, George Maciunas, John Cage e Nam June Paik. In quasi ottanta minuti di immagini si ripercorrono le provocazioni artistiche, gli eventi, le performance, i concerti e le intenzioni del movimento che ha cambiato per sempre la concezione dell’arte.
Esempi video
George Maciunas
Wolf Vostell – E.d.H.R. 1968
Nam June Paik – Hommage a John Cage
Bibliografia
G.Hendricks- Anatomia dei cieli
Vittorio Fagone, “Nam June Paik e il movimento Fluxus. Tra Europa e America, origini e sviluppi della videoarte”, in NAM JUNE PAIK – Eine DATA base, Edition Cantz, 1993.
Catalogo della mostra “FLUXUS o del principio di indeterminazione” ed. Studio Leonardi / Caterina Gualco – Unimedia, Genova 1988.
Ubi Fluxus ibi Motus, Catalogo mostra, Milano, 1990
J.Cage, Silenzio, Milano, 1971 M.Kirby, Happening, Bari, 1968
Fluxus in Germany 1962-1994. Telaviv: Museum of Art, Catalogo, Centro per l’arte contemporanea “L. Pecci”?
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