Antonio De Lisa- Geosemiotica del paesaggio culturale iraniano moderno 

Con una frase poi divenuta celebre il grande geografo John Kirtland Wright (1891-1969) affermava che “le più affascinanti terrae incognitae di tutte sono quelle che risiedono nelle menti e nei cuori degli uomini”, in Banini [2019]. Siamo nel 1947 e si sta progressivamente affermando quella che oggi è definita “Geografia culturale”. Ci sembra uno spunto utile per avventurarci nell’esplorazione di una terra affascinante quanto per certi versi misteriosa: l’Iran.

Nell’ambito della geografia culturale prenderemo come punto di riferimento per analizzare questo paese l’indirizzo semiotico, che interpreta i simboli attribuiti a luoghi e spazi, e i significati ad essi conferiti con l’apporto dato dalla semiotica, la disciplina che studia la produzione, la trasmissione e l’interpretazione dei segni. L’indirizzo semiotico non vuole spiegare i segni e i simboli del territorio ricorrendo a metodi razionali o secondo il procedimento causalistico, ma si propone di comprenderli al di là dei principi cartesiani e di causalità, favorendo l’immaginazione.

Parlando di geografia culturale a indirizzo semiotico, ci riferiamo alla corrente che indaga la cultura, intesa come creazione di simboli, nelle sue manifestazioni di tipo geografico. L’antropologo Leslie A. White si è soffermato su questo processo, vedendo la specie umana come caratterizzata da una grande capacità, quella di creare e utilizzare simboli.

Ha scritto A.Vallega [2003, p.79]: “L’esplorazione della cultura finalizzata a costruire discorsi morbidi imperniati su simboli e significati può ragionevolmente partire dal costatare che le nostre condizioni esistenziali, e le rappresentazioni del mondo cui esse ci conducono, sono imperniate su relazioni instaurate con la natura (dimensione ecologica dell’esistenza), con persone e comunità (dimensione sociale dell’esistenza) e con il trascendente (dimensione spirituale dell’esistenza). Se questo quadro è condiviso, possiamo supporre che la geografia culturale su base semiotica abbracci tre regioni tematiche, costituite dalle relazioni con la natura, con la società e con la trascendenza”.

LA RELAZIONE CON LA NATURA

Seguendo lo schema di Vallega, possiamo cominciare l’analisi dell’oggetto in studio, offrendo subito una panoramica dell’Iran geografico. Esso si colloca fra Medio e Vicino Oriente, a sud del Mar Caspio ed ha un lungo tratto di costa sul Golfo Persico e su quello di Oman. Il territorio iraniano è in buona parte costituito da un altopiano, orlato in vari punti da catene montuose spesso di un certo rilievo, numerose anche le zone desertiche, solo nei pressi del confine meridionale con l’Iraq e sulle coste del Caspio vi sono condizioni ambientali ideali per l’agricoltura. Il territorio dell’Iran è piuttosto montuoso, l’altezza media del Paese è infatti di 1.200 metri; diverse le catene montuose, in particolare nelle aree settentrionali ed occidentali, dove troviamo i Monti Zagros, che hanno un orientamento da nord-ovest verso sud-est ed i Monti Elburz, dove sono ubicate le più alte vette iraniane e che si innalzano impetuosi a breve distanza dal Mar Caspio, seguendone le coste meridionali. La parte centrale è invece costituita da un vasto altopiano, con diverse zone desertiche, mentre verso i confini orientali tornano a farsi preponderanti le aree montuose; poche le zone pianeggianti, lungo il Mar Caspio e l’Oceano Indiano e vicino al confine meridionale con l’Iraq.

Inoltrandosi nel territorio iraniano ci si potrebbe chiedere dove trovare l’acqua in un territorio in gran parte arido, talvolta semidesertico. La risposta è rappresentata dai qanāt. Visti dall’alto, questi pozzi punteggiano gran parte del territorio iranico. Nonostante la diffusione moderna delle pompe idrauliche i qanāt vengono ancora utilizzati in Medio Oriente. In Iran esistono ad esempio 22.000 qanāt , che si sviluppano in lunghezza fino a 273.000 km sotto terra. Rappresentano il segno di una forte presenza dell’antico nell’Iran moderno e permettono all’acqua di essere trasportata a grande distanza in zona dal clima caldo e secco senza perdere una grande quantità di acqua a causa dell’evaporazione. I qanāt  sono un sistema di trasporto idrico usati per fornire una fonte affidabile d’approvvigionamento d’acqua per insediamenti umani e per l’irrigazione in ambienti caldi e aridi. Sono costituiti da una serie di cunicoli verticali simili a pozzi, collegati da un canale sotterraneo in lieve pendenza. Questa tecnica: attinge a una falda acquifera in maniera da trasportare efficientemente l’acqua in superficie senza necessità di pompaggio. L’acqua fluisce per effetto della gravità, poiché la destinazione è più bassa rispetto all’origine, che usualmente è una falda acquifera.

L’Iran è ricco di riserve naturali. Campi di gas sono in fase di allestimento o ampliamento a Kish e North Pars, situati nel Golfo Persico; il South Pars è il più grande giacimento di gas del mondo ubicato sulla frontiera marittima tra Iran e Qatar. North Pars e Kish sono giacimenti attualmente allo stadio di progetti di fattibilità che possono contare su riserve pari rispettivamente a 33.000 miliardi e 8.300 miliardi di metri cubi di gas.

L’Iran ha avanzati progetti nucleari e non dipende dalle importazioni estere di tecnologia relativa avendo già a disposizione la materia prima e la maggior parte dei progetti e delle tecniche necessari per portare avanti un programma nucleare. L’Iran possiede l’occorrente know how e ha già sperimentato tutte le fasi del ciclo di produzione del combustibile nucleare. Inoltre, il Paese ha delle miniere di uranio a Yazd, sta costruendo i mulini per produrre l’ossido giallo di uranio e gli impianti di conversione che lo trasformano in gas UF6, e ha anche iniziato a fabbricare le centrifughe a gas per arricchire in proprio l’uranio. Anche se le sedi di Natanz, Arak e Bushehr fossero distrutte in un attacco preventivo, l’Iran, che probabilmente ha duplicato i propri impianti, potrebbe attivarli, essendo in possesso del know how necessario ad aumentare la produzione e portare avanti un programma di armamento nucleare di lungo respiro, sicuramente più energico ed efficace.

LA DIMENSIONE SOCIALE E ARCHITETTONICA

“Si pensa comunemente all’Iran come a una nazione omogenea, con una forte cultura nazionale, ma quasi la metà della popolazione è composta da minoranze, come gli Azeri, i Curdi, i Gilachi, i Baluchi, i Turkmeni e altri ancora” (Axworthy [2008, p.3]). In realtà, secondo stime recenti, I Persiani costituiscono il 63% della popolazione. Nel Paese ci sono cospicue minoranze, ma stanziate specialmente nelle aree di confine, si tratta in particolare di Azeri (16%), Curdi (9%) e Luri (6%). “La storia dell’Iran – scrive M.Axworthy [2008, p.3]- è piena di violenza e di drammi: invasioni, conquistatori, battaglie e rivoluzioni. Poiché l’Iran ha una storia più lunga della maggior parte degli altri Paesi, ed è più grande di molti di essi, questa drammaticità è maggiore”.

E’ una storia che risale molto indietro nel tempo, la cui grandezza geopolitica fu segnata dagli Achemenidi prima di Ciro il Grande, poi di Dario, cui succedettero i selgiuchi, seguiti a loro volta dai Parti e infine dai Sassanidi, I Sassanidi furono l’ultima dinastia prima dell’invasione musulmana alla metà del VII secolo d.C.

Il paese vicino orientale è situato in una posizione geografica strategica che rappresenta il punto di passaggio e contatto tra l’Europa, l’Africa, il Medio Oriente e l’Asia. Nell’epoca in cui le vie mercantili del mondo si sviluppavano prevalentemente lungo vie carovaniere terrestri, l’antica Persia si trovò al centro di tutti i più importanti scambi, commerciali e culturali, tra l’Occidente e l’Oriente. Il caravanserraglio è l’espressione architettonica più tipica di quell’epoca: i mercanti attraversavano gli infiniti deserti aridi dell’altipiano iranico, trovando rifugio e ristoro per sé stessi e per i propri animali esattamente nel  caravanserraglio, un luogo protetto da mura al cui interno svariati ambienti coperti si allineavano intorno ad un ampio cortile.

“Ogni viaggio ha un suo tempo, un suo ritmo, la sua misura. E qui, nell’altopiano iranico, sugli antichi tracciati delle vie carovaniere, il ritmo e la misura sono dati da questi manufatti costruiti fin dai tempi antichi e destinati esclusivamente alla sosta e al ricovero dei viandanti: i caravanserragli”. De Cesaris-Ferretti-Osanloo [2014, p.69]. Come apprendiamo dall’Enciclopedia Treccani, il termine caravanserraglio è derivato dal persiano kārvānsarāy (‘palazzo della carovana’), probabilmente attraverso il franc. caravansérail, che indica un edificio o un insieme di edifici destinati – nei paesi del mondo musulmano – ad accogliere viaggiatori e mercanzie, sia come luogo di sosta e di tappa sulle strade commerciali (c. stradale) sia come punto di arrivo o di deposito delle merci in prossimità o all’interno delle città (c. urbano). Al termine persiano si accostano altri termini arabi – khān (turco han), funduq wakāla – dai significati originariamente diversi, che hanno finito nell’uso corrente per identificarsi in tutto o in parte. “Le stazioni di posta sono state parte integrante del sistema delle reti di trasporti e di comunicazione sino a quando il sistema della mobilità era affidato alla trazione animale. Oggi le stazioni di posta sono le ‘stazioni di servizio’ misurate e funzionali al trasporto su gomma […] in Iran pur avendo perso le loro funzioni segnano il paesaggio con la loro affascinante e inquietante presenza e presidiano ancor oggi un territorio aspro, desertico o semidesertico, come l’altopiano iraniano [De Cesaris-Ferretti-Osanloo (2014, p.43]”.

L’architettura tradizionale persiana ha mantenuto una continuità tale da risultare difficilmente confondibile con altre tradizioni architettoniche. In tale architettura “non esistono edifici banali; persino i padiglioni all’interno dei giardini denotano nobiltà e dignità, ed anche il più umile dei caravanserragli trasuda fascino. Per la loro espressività e capacità di comunicare, la maggior parte degli edifici persiani si dimostrano chiari, persino eloquenti. La combinazione di intensità e semplicità delle forme fornisce immediatezza, mentre l’ornamento e – spesso – il sottile riguardo per le proporzioni invitano all’osservazione”. “La ricchezza del patrimonio architettonico e culturale dell’Iran è immensa. Persiani, Selgiukidi, Safavidi, Mongoli, Arabi, Greci, Romani sono vissuti o hanno attraversato quei territori e hanno lasciato tracce, hanno importato e depositato frammenti delle loro culture e delle culture con cui sono venuti in contatto [De Cesaris-Ferretti-Osanloo (2014, p.31]”.

Una struttura tipica dell’architettura iranica è l’āb anbār. Si tratta di un serbatoio tradizionale o cisterna di acqua potabile che risale all’antichità iranica. Per resistere alla pressione che l’acqua esercita sulle pareti del serbatoio, il deposito stesso è costruito sotto il livello del suolo. Un altro segno dell’interazione superficie-sottosuolo del paesaggio iranico e insieme della sapienza architettonica delle antiche popolazioni locali. Un aspetto importante da considerare è la resistenza ai terremoti. Molte città iraniane si trovano in una regione soggetta a potenti terremoti. Tuttavia, dal momento che quasi tutti gli āb anbār sono strutture sotterranee appena sopra il livello del suolo, possiedono strutture intrinsecamente stabili.

Le alte temperature hanno richiesto nei secoli elle costruzioni atte a conservare il freddo. Per questo sono state costruite le yakhchal, le torri del ghiaccio. Nella parte che emerge da terra, la struttura ha una forma a cupola, ma possiede anche una parte sotterranea usata per conservare il ghiaccio e talvolta cibo. Il vano sotterraneo associato alla spessa parete termoresistente isola la cella frigorifera durante tutto l’anno. Molte sono ancora in piedi, benché siano state costruite da centinaia di anni.

Un elemento che fa interagire il basso con l’alto è il Badgir, la Torre del vento, che risponde a criteri di refrigerazione spontanea. I badgir o torri del vento hanno la funzione di catturare il vento e, in assenza di questo, di favorire il moto dell’aria per effetto della massa termica. Questa funziona da volano e innesca processi di ventilazione che vedono l’aria calda salire e quella fredda, più densa, scendere verso il basso. Al centro e sui tre lati del padiglione è possibile veder collocate delle vasche d’acqua con zampilli che hanno la funzione di raffrescare e di aumentare la circolazione.

Dal punto di vista architettonico non si possono tacere le cupole. Sono di diverse epoche storiche e si distinguono in Persia per i loro livelli di transizione: pennacchi o staffe che segnano il passaggio dalle strutture di supporto alla base circolare di una cupola. I tamburi, dopo l’era del khanato, tendono ad essere molto simili e hanno un’altezza media di 30 a 35 metri da terra. Essi si trovano laddove vengono aperte finestre. I gusci interni sono comunemente semicircolari, semiellittici, appuntiti, o a forma di piattino. Il guscio esterno di una cupola persiana si riduce di spessore ogni 25 o 30 gradi dalla base. I gusci esterni possono essere semicircolari, semiellittici, appuntiti, conici, a bulbo, e questa forma esterna è utilizzata per categorizzarli. Le cupole a punta possono essere a sua volta classificate come aventi basso, medio o un profilo tagliente e a bulbo. Le cupole doppie utilizzano rinforzi interni con montanti in legno tra i gusci, ad eccezione di quelli con gusci esterni conici.

L’abitazione tradizionale iraniana è chiusa verso l’esterno. i padiglioni residenziali circondano un giardino con una piscina chiamata Howz. Le finestre rivolte verso l’interno, nel giardino sono coltivati alberi di latifoglie, I muri di mattoni ricoperti di edera lo rendono un tranquillo rifugio dal mondo esterno. La vita sociale della famiglia si svolge appunto nel cortile interno delle abitazioni.

Un edificio che ospita uno sport esclusivamente iraniano in una struttura a cupola è lo zourkhaneh. Potremmo definirlo Il wrestling tradizionale iraniano (koshti) e risale all’antica Persia; si dice, infatti, che sia stato praticato da Rustam, eroe mitologico iraniano dell’epopea Shahnameh (Il libro dei re). Mentre gli stili popolari erano praticati per lo sport da ogni gruppo etnico in varie province, il grappling per il combattimento era considerato la specialità particolare dello zourkhaneh. Lo scopo originale di queste istituzioni era quello di addestrare gli uomini come guerrieri e instillare loro un senso di orgoglio nazionale in previsione delle prossime battaglie. Il disegno mitraico e i rituali di queste accademie testimoniano la sua origine partica (132 a.C. – 226 d.C.).

Il Varzesh-e pahlavānī  significa “Sport degli eroi”, è anche conosciuto come ‎”varzeš-e bāstānī”), che significa “Sport degli antichi”, è una disciplina di ginnastica e lotta tradizionale dell’Iran), originariamente nata come accademia di educazione fisica per scopi militari. È conosciuta in Italia anche con il nome di zorkana (Zurkhaneh), nome che indica più strettamente il luogo, la palestra dove si compiono gli esercizi fisici.

Oggi ci sono circa 500 zourkhaneh in Iran e ognuno ha forti legami con la propria comunità locale. Combina arti marziali, calisthenics, allenamento della forza e musica. Contiene elementi della cultura iraniana preislamica e post-islamica (in particolare zoroastrismo, mitraismo e gnosticismo) con la spiritualità dell’Islam sciita iraniano e del sufismo. Praticate in una struttura a cupola chiamata zourkhaneh, le sessioni di allenamento consistono principalmente in movimenti ginnici rituali e climax con il nucleo della pratica di combattimento, una forma di sottomissione chiamata koshti pahlavani.

In questo paese non è raro passare dall’Iran profondo e devoto a un Iran dinamico e un tantino troppo consapevole di sé, chiassoso, forse persino un po’ arrogante. Raramente ci si può lamentare del cibo durante il viaggio. Anche i chioschetti che si incontrano nelle città, da Shiraz a Yazd, da Yazd a Na’in, da Na’in a Isfahan a Kashan, svolgono egregiamente il loro compito. Nei “fast food” spesso si trovano degli ottimi falafel; nei trabocchevoli negozi di frutta c’è tutto un mondo da esplorare; nelle mescite i frullati, specie quello di melone, sono gustosissimi e dissetanti. In Iran le comodità sono un optional prezioso. La gente si accontenta di quello che ha, in un sistema autarchico rigorosissimo, ma quando può si cura al meglio, soprattutto le ragazze. Nella considerazione generale del paese bisogna sempre operare su due livelli: uno è quello ufficiale, che è meglio tenere da parte; l’altro è quello popolare. Sul secondo non si può dire altro che bene.

LA RELAZIONE CON LA TRASCENDENZA- RELIGIONI, CITTA’ SANTE E MOSCHEE

Un elemento che si situa, nel nostro schema geografico-culturale, fra l’architettura e la trascendenza è rappresentato dalle moschee e dalle madrase. Nata da uno schema originariamente semplice (prototipo della casa di Maometto), la Moschea ha una  pianta che nel corso del tempo si è arricchita di molteplici elementi e strutture. La pianta prevede sempre un cortile porticato, un alto ingresso colonnato e uno, due o quattro logge (Iwan) che si aprono sul cortile. Il minareto è parte integrante della struttura: in origine la sua natura era funzionale (fungere da faro per i viandanti e successivamente essere la postazione del Muezzin che richiamava i fedeli alla preghiera), col tempo ha poi assunto una funzione più decorativa, trasformandosi in una torre svettante con una luce, generalmente il verde, rappresentativa del colore dell’Iran. Gli arabi arrivati a metà del VII secolo hanno plasmato in modo nuovo l’architettura della moschea, fulcro della vita cittadina, anche se sono rimasti elementi distintamente persiani: l’arco a sesto acuto, le stalattiti  o modanature delle nicchie, una particolare attenzione all’armonia delle forme; la calligrafia come elemento  decorativo principale. Successivamente la civiltà ha subito gli influssi di altre dinastie, arricchendosi di cupole immense e decorazioni interne, stucchi per decorare, arabeschi, trionfali portali d’ingresso.

La religione di stato musulmana sciita è professata dal 90% della popolazione, mentre il 9% è musulmano sunnita. Nella prospettiva dello sciismo duodecimano, religione ufficiale della Repubblica Islamica dell’Iran, l’imam fa da intermediario tra l’uomo e Dio. Il primo degli Imam sciiti è ‘Ali, cugino e genero di Maometto, mentre l’ultimo dei dodici è Mohammad al-Mahdi, che secondo la tradizione si è a suo tempo nascosto per sfuggire ai suoi persecutori, ma tornerà in qualità di Messia e di salvatore dell’umanità a portare giustizia, armonia e divina sapienza al mondo alla fine dei tempi.

Una cosa che colpisce in Iran è che i suoi abitanti visitano in massa ogni genere di monumento. C’è una smania di movimento che forse compensa alcune privazioni, come quella di viaggiare o parlare liberamente. L’effetto di questo movimento è che la gente è mediamente colta sulla propria storia nazionale; questa volontà di ricollegarsi alla propria storia alimenta un sentimento di orgoglio neo-persiano che è visibile ovunque. A Persepoli ci è capitato di vedere intere scolaresche sciamare tra i resti di quel  sito suggestivo, sotto un caldo che scorticava la pelle, una specie di delirio termico nel quale ci i muoveva come automi.

Mentre i sunniti più rigorosi rigettano ogni devozione, non accettando il culto dei santi, gli sciiti attribuiscono grande valore ai sepolcri degli imam, le guide spirituali della loro fede, conosciuti col termine di imamzadeh. Gli sciiti iraniani vivono la loro fede in modo più viscerale rispetto al rigore dei sunniti arabi e la pratica dello Ziyarat, il pellegrinaggio ai luoghi santi dove riposano mistici, santi e sante legati alle figure degli imam, è assai diffusa. Dalla fede dell’ assenza e dell’ attesa si sviluppa una mistica visionaria che nella compensazione dell’ ordine spirituale supera le disillusioni dell’ ordine temporale. In un mondo che rivaluta il dolore e la sconfitta come fatti religiosamente positivi, il corpo trionfa solo se tradotto in rappresentazioni di brutale naturalismo. Anche se l’Iran è il paese sciita per elezione, bisogna dire che solo uno degli 11 imam “storici” vi è sepolto, gli altri si trovano per lo più nell’attuale Iraq.

Grane importanza hanno le città sante. Le due città sante più importanti per gli sciiti, Kerbala e Najaf, si trovano oggi in territorio iracheno. Tuttavia nell’Iran vi sono almeno due grandi città sante che attirano ogni anno migliaia di pellegrini: Mashhad, legata all’ottavo imam Reza e Qom dove il sepolcro di Fatima, sua sorella, conosciuta come Masumeh (Innocente) richiama migliaia di commossi pellegrini. 

Situata a metà strada tra Tehran e Esfahan, Qom è la città più importante al mondo per gli studi islamici sciiti ed è meta di studiosi provenienti da decine di paesi al mondo. Mashad è invece la sede della più imponente moschea del globo in quanto a dimensioni, dedicata all’ottavo degli imam sciiti, l’imam Reza. La zya arat al mausoleo dell’imam Reza di Mashad, è considerata un’esperienza di un’importanza inferiore soltanto alla visita di Mecca e Medina e dei santuari sciiti di Najaf e Karbala in Iraq. Ogni anno migliaia di fedeli partono dai quattro angoli del paese per pregare, o per portare i corpi dei loro familiari defunti in questo mausoleo situato a pochi chilometri dai confini con il Turkmenistan e l’Afghanistan.

Un ultimo tipo di pellegrinaggio iraniano è quello che porta migliaia di persone a visitare le tombe dei grandi poeti nazionali. Uno degli esempi riguarda la toma di Hāfez a Shiraz. Hāfez (1315-1390), è stato un mistico e poeta persiano. Il canzoniere (Divān) di Hafez è un celebre classico della letteratura persiana. Nei suoi ghazal, che la gente più semplice adopera come oracolo (aprendo il libro a caso per leggerne due versi alla volta), si combinano toni diversi, di solito ma non sempre esattamente definiti erotici e mistici, e temi che spaziano da un supposto edonismo al panegirismo. I temi principali delle sue 500 ghazal sono l’amore; la celebrazione del vino e dell’ubriachezza; la messa a nudo dell’ipocrisia di coloro che si autodefiniscono guardiani, giudici ed esempi di rettitudine morale. Adattamenti, imitazioni e traduzioni delle poesie di Hāfez sono state pubblicate in tutte le lingue più diffuse. La sua influenza nella vita degli iraniani è testimoniata dal frequente uso dei suoi poemi nella musica tradizionale persiana, nelle arti visuali e nella calligrafia persiana, e dal fāl-e hāfez («lettura di Hāfez»), una forma di divinazione che consiste nell’apertura a caso delle pagine del canzoniere per trarre dai versi poetici la risposta alla proprie domande.

Niente, in Iran, è più potente del culto dei martiri. In una cultura delle lacrime, dove nel piangere non c’ è vergogna, e persino l’ innamoramento ha nel pianto uno sbocco auspicabile, l’ aspetto più commovente è il lutto sacro, con tutte le manifestazioni che gli sono connesse. I martiri moderni sono i soldati iraniani uccisi durante la guerra Iraq-Iran. Questa guerra, conosciuta anche come la guerra imposta in Iran e come la Qādisiyya di Saddam in Iraq, fu una guerra combattuta tra i due Paesi dal settembre 1980 all’agosto 1988. Negli ultimi tempi si è potuto notare un atteggiamento un po’ ambivalente degli imam sul culto dei martiri, con un raffreddamento imposto alla devozione popolare.

In Iran sono presenti anche comunità sunnite. La maggior parte dei Sunniti iraniani vivono nelle zone di confine. Costituiscono oltre il 5% della popolazione e sono insediati soprattutto la regione orientale del Baluchistan, nelle isole situate sullo stretto di Hormoz, nel nord del Khorasan e nelle montagne del Kurdistan.

In un ambito religioso più ampio potremmo definire “corridoio iranico” quello che lega popoli, lingue e religioni della Mesopotamia all’Asia centrale e all’India. Ne sono testimonianza le comunità ancora presenti sul territorio. L’Iran è anche la terra santa di un’altra antichissima religione, quella zoroastriana, che però ormai è quasi estinta e sopravvive soprattutto nell’India Occidentale dove i Parsi (nome derivato dall’origine persiana) costituiscono una esigua ma influente minoranza. Il culto del Fuoco, tipico degli zoroastriani, sopravvive ormai solo nella affascinante Yazd, una delle più belle città dell’Iran. Tra le religioni storiche possiamo segnalare la comunità dei mandei – menzionati come sabei nel Corano e denominati cristiani di S.Giovanni dai cristiani- che costituiscono una delle più antiche comunità religiose dell’umanità. Il mandeismo è la più antica religione gnostica esistente. Non mancano anche diverse comunità cristiane, anche se in netta diminuzione. La comunità principale è quella della Chiesa armena gregoriana apostolica, ma sono presenti anche comunità assire dell’Oriente e comunità protestanti e cattoliche in quantità minori.

Conclusioni

Per varietà naturali, architettoniche, religiose e artistiche l’Iran offre un campo di indagine del più grande interesse. Vi si può studiare il modo in cui gli uomini hanno fatto fronte alle rigidità climatiche, soprattutto al caldo e al deserto. E’ possibile osservare la particolare concezione della casa e dell’intimità domestica. Si vedono con chiarezza i segni di un popolo fiero ed estremamente religioso. Tutti gli elementi che ci hanno spinto a prendere in considerazione questo paese. Sarebbe interessante far seguire a queste note un supplemento visivo, come nella pratica della Geografia visuale. Verrebbero maggiormente in evidenza le peculiarità della geografia culturale iraniana. Si spera che per ora questo quadro risulti utile a una conoscenza dell’oggetto di studio preso in esame.

Tracciando un rapido bilancio conclusivo si può sottolineare un forte tratto di continuità storica e geografico-culturale nel contesto iranico. Strutture vecchie di centinaia di anni, come i qanāt, vengono manutenuti e usati ancora oggi per attingere acqua. Così come le torri del vento in ambito domestico, che evitano il ricorso alle nuove tecnologie di raffreddamento.

Altra considerazione merita quella che possiamo definire una “simbolica dell’attesa”. Ci riferiamo alla caratteristica più peculiare dello sciismo duodecimano, che viene definito in tal modo per annunciare l’arrivo messianico di un dodicesimo imam. Non vorremmo sbagliare, ma di “simbolica dell’attesa” potremmo parlare anche dell’ossessione iranica dell’aggressione nemica, sia in ambito musulmano (i sunniti, l’Arabia saudita), si nel contesto geopolitico (la possibile aggressione nucleare israeliana).

Bibliografia

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Michael Axworthy, Iran: Empire of the Mind (tr. it. Breve storia dell’Iran. Dalle origini ai giorni nostri, (Piccola Biblioteca Einaudi. Mappe. Storia), Einaudi, Torino 2010.

Banini [2019]
Tiziana Banini, Geografie culturali, ( Nuove Geografie. Strumenti di lavoro),Franco Angeli, Milano 2019

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Leonetta Bentivoglio, “Viaggio nel teatro dell’Iran”, in Repubblica, 6 luglio 1991.

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Elisa Bignante, Geografia e ricerca visuale. Strumenti e metodi, Laterza, Bari 2011.

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Alberto Vallega, Geografia culturale. Luighi, spazi, simboli, UTET, Torino, 2003.

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Alberto Vanolo (a cura di), Geografia umana, Terza edizione, Alyson L. Greiner, Giuseppe Dematteis, Carla Lanza, De Agostini, Novara 2019

Zangheri-Lorenzi-Rahmati [2006]
L.Zangheri, B. Lorenzi, N.M.Rahmati, Il giardino islamico, Leo S. Olschki, Firenze 2006.

Zolin [2022]
Nicola Zolin, “Nel cuore dell’Iran: tra martirio, religione e misticismo”, in Corriere della sera, 2022.

Antonio De Lisa

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ABSTRACT

For natural, architectural, religious and artistic varieties, Iran offers a field of investigation of the greatest interest. It is possible to study the way in which men have coped with climatic rigidities, especially in the heat and in the desert. It is possible to observe the particular conception of the house and of domestic intimacy. The signs of a proud and extremely religious people are clearly seen. All the elements that prompted us to consider this country. It would be interesting to follow these notes with a visual supplement, as in the practice of visual geography. The peculiarities of Iranian cultural geography would be more evident. It is hoped that for now this framework will be useful for a knowledge of the object of study under consideration. By drawing up a quick final balance, it is possible to underline a strong trait of historical and geographical-cultural continuity in the Iranian context. Hundreds of years old structures, such as the qanāt, are maintained and still used today to draw water. As well as the wind towers in the home, which avoid the use of new cooling technologies. Another consideration deserves what we can define as a “symbolic of waiting”. We are referring to the most peculiar characteristic of Twelver Shiism, which is thus defined to announce the messianic arrival of a twelfth imam. We would not be wrong, but of “symbolic waiting” we could also speak of the Iranian obsession with enemy aggression, both in the Muslim sphere (the Sunnis, Saudi Arabia) and in the geopolitical context (the possible Israeli nuclear aggression



Categorie:B20.04- Geosemiotica e geografia culturale, K40.02- [SEMIOTICA ISLAMICA]

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